FONTE: https://www.7camicie.com/it
La camicia ha origini molto antiche. In epoca romana, essa veniva intesa come una veste leggera, da indossare sotto la tunica, di notevole lunghezza e soprattutto nascosta.
Fino al 1500 essa aveva diversi scopi: veniva indossata durante il bagno comune tra un uomo e una donna; separava il corpo nudo dagli indumenti; rappresentava un dono e pegno d’amore nel Medioevo e, dalla fine del 1600, delineava l’appartenenza sociale, dividendo l’aristocrazia dalla plebe.
In epoche molto più recenti la camicia venne a definire l’ideologia politica: le camicie rosse dei Garibaldini, le nere dei fascisti e quelle brune dei nazisti. Durante il periodo barocco, l’importanza della camicia nell’abbigliamento maschile crebbe grazie all’invenzione della cravatta. Il colletto, che assunse un’importanza strategica nel 1800, secondo le regole dettate da Lord Brummell, era rigido, alto, inamidato e rigorosamente bianco. Esso contribuiva, con la sua forma, alla distinzione di un vero dandy. I polsini, pure quelli inamidati, erano chiusi da gemelli.
Nella seconda metà del 1800, si iniziò ad assistere alla comparsa delle prime camicie colorate, indossate solo per gli abiti da giorno.
Dai primi decenni del 1900, la camicia assume diversi ruoli: abbigliamento sportivo, divisa da lavoro e segno di contestazione per i giovani. Dagli anni venti, prese avvio la moda della cosiddetta camicia button down, col collo fermato da due bottoncini sul davanti.
Oggi, la camicia è l’indumento più diffuso tra gli uomini e ampio è l’uso della stessa da parte del sesso femminile: simbolo, forse, di un’emancipazione tanto combattuta.